I Quaderni dell’Ente Cassa di risparmio di Firenze rappresentano una sintesi dei lavori svolti nella sperimentazione del primo anno del progetto Orienta Drop Out e sono stati stampati grazie a Loescher Editore.
I quaderni sono divisi per discipline e i primi due pubblicati sono basati sulle attività svolte con i ragazzi delle scuole Primarie e Secondarie di primo grado. Altro materiale sarà pubblicato nel sito nei prossimi giorni.
Da studenti a ricercatori
Percorsi per lo sviluppo di competenze dell’asse linguistico e matematico
Scuole secondarie di secondo grado
Leggere, scrivere, parlare. Sono azioni che svolgiamo quotidianamente e for- se, proprio per questo, abbiamo finito per dimenticare quanto è importante che tutti i bambini e i ragazzi sviluppino competenze e abilità tali da consen- tire loro di poter compiere, in qualsiasi contesto, queste azioni.
È partendo da queste considerazioni e dalla preoccupazione, anche in ter- mini futuri, che suscita la “povertà educativa”, che abbiamo deciso di pro- muovere direttamente, con il concorso di partner qualificati, il pluriennale progetto NoOut.
Queste pubblicazioni e la loro libera diffusione on line sono il segno tangibile dell’intenzione della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze di promuovere presso il maggior numero possibile di insegnanti e di scuole un approccio, sperimentato sul campo e validato anche grazie al contributo dei docenti, che consenta a bambini e ragazzi di sentirsi protagonisti del proprio percorso di istruzione e di sviluppare e “allenare” abilità e competenze per la scuola, per il lavoro, per la vita.
Gabriele Gori (Direttore Generale – Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze)
Non ho paura
Percorsi per lo sviluppo di competenze dell’asse linguistico
Scuole primarie e secondarie di primo grado
Leggere, scrivere, parlare. Sono azioni che svolgiamo quotidianamente e forse, proprio per questo, abbiamo finito per dimenticare quanto è importante che tutti i bambini e i ragazzi sviluppino competenze e abilità tali da consentire loro di poter compiere, in qualsiasi contesto, queste azioni. È partendo da queste considerazioni e dalla preoccupazione, anche in termini futuri, che suscita la «povertà educativa», che abbiamo deciso di promuovere direttamente, con il concorso di partner qualificati, il pluriennale progetto NoOut.
Queste pubblicazioni e la loro libera diffusione on-line sono il segno tangibile dell’intenzione dell’Ente di promuovere presso il maggior numero possibile di insegnanti e di scuole un approccio, sperimentato sul campo e validato anche grazie al contributo dei docenti, che consenta a bambini e ragazzi di sentirsi protagonisti del proprio percorso di istruzione e di sviluppare e «allenare» abilità e competenze per la scuola, per il lavoro, per la vita.
Gabriele Gori
direttore generale Ente Cassa di risparmio di Firenze
Siamo tutti bambini con la barba lunga
«Siamo tutti bambini con la barba lunga», disse anni fa, in un’intervista, Domenico Starnone. Parlava degli scrittori, ma mi piace pensare che si riferisse, memore del suo lavoro di una vita, anche al ruolo – senza dubbio fra i più temerari al mondo – di chi insegna. Col tempo, crescendo anche la mia barba, ho appreso che con questa consapevolezza, e solo con questa, è possibile affrontare dignitosamente il lavoro educativo. Si tratta di un atto di umiltà? anche, certo. In fin dei conti è solo saggezza minima riconoscere che coloro che sanno, anche quando sanno davvero, tutto non possono. La scuola non può tutto, gli insegnanti non possono tutto nella scuola. C’è, però, altro: quello che Starnone ci suggerisce è un atto creativo, che rimescola le carte, che sposta tutto il problema dell’insegnare nella consistenza di un apostrofo. Quello assente, ma presente come un convitato di pietra, nel titolo di un suo delizioso romanzo: Labilità.
In questo romanzo, in uno dei primi capitoli, c’è un episodio che sono solito leggere ai colleghi, insegnanti e formatori, quando affronto il tema della didattica (e dell’apprendimento) basata sulle competenze. L’episodio racconta di come un ricordo d’infanzia, riaffiorando progressivamente alla mente del protagonista, scrittore in crisi di identità e di creatività, possa sbloccare nuovamente la sua vita. Questo ricordo parte da un oggetto importante nelle vite di molti bambini: le figurine dei calciatori. Esistevano figurine che capitava di trovare spesso, ne esistevano (e forse ne esistono) altre più rare, esiste infine quella rarissima, quasi introvabile, da collezionisti: in quel caso, in quell’anno, la figurina che rappresentava il grande giocatore giampiero Boniperti. al protagonista del racconto non interessa il possesso in sé, non ama il calcio, anche se è stranamente capace nel gioco dello “schiaffo” (che dalle mie parti si chiamava “giocare a patta”): vince e non ne sa comprendere il perché. Il suo desiderio di quella figurina riguarda il bisogno di appartenenza a un gruppo, il non essere escluso ma incluso. Le competenze, d’altronde, riguardano esattamente l’inclusione e l’esclusione.
Bene, questo ragazzo matura una decisione imprevedibile: non cerca il Boniperti, se lo costruisce disegnandolo su un cartoncino. Una scorciatoia per rendersi importante con i compagni. L’indomani, con una sicurezza che sorprende lui per primo, decide, al termine delle lezioni, di farlo vedere “gratis” ai suoi compagni invidiosi. Insomma esibisce un falso.
Lo schiaffo – il nostro ragazzo divenuto uomo lo ricorda ancora vividamente – lo subì dalla realtà; quella sua abilità creativa, quella potenzialità di uscire dagli schemi, gli procurò una profonda ferita: lo sguardo dei compagni che lo fece sentire fuori posto, ridicolo.
Questa metafora ci racconta molto su quello che significa educare alle competenze, intese come elemento necessario e decisivo nella costruzione della propria vita. Le competenze di vita (life skills) sono la matrice generativa del lavoro basato su competenze non effimere, non schiacciate sul mercato e tantomeno escludenti. Esse riportano il nostro sguardo su quel labile confine che c’è fra una fantasia capace di trasformare, fino a creare una nuova realtà, e una fantasia che diventa rifugio alienante in cui il principio di concretezza è pericolosamente annullato. Perché se è vero che la realtà vera non è conoscibile e che tutti noi viviamo in una costruzione soggettiva, nella quale le opinioni spesso contano più dei fatti, è pur vero che solo attraverso il dialogo, l’ascolto, noi possiamo pensare di costruire insieme un tempo nel quale condividere un destino.
Sono portato, quindi, a pensare che il nostro destino sia il risultato di un equilibrio o di un disequilibio fra queste due potenze desideranti. La prima porta alla trasfigurazione del mondo, alla possibilità di elevare l’esperienza, l’altra, quella alienante, porta alla finzione intesa come falsificazione.
Sì, il confine è labile, come con la letteratura: «Quando si scrive – continua Starnone in quell’intervista, – si parla da soli, si fanno gesti, si vedono cose
e persone. Ma non sono allucinazioni, chiedi a Flaubert, è letteratura».
Gabriel Del Sarto
presidente Associazione Pratika
Non ho paura
Percorsi per lo sviluppo di competenze dell’asse matematico
Scuole primarie e secondarie di primo grado
Analizzare, contare, risolvere problemi. Sono azioni con le quali ci confrontiamo quotidianamente e forse, proprio per questo, abbiamo finito per dimenticare quanto è importante che tutti i bambini e i ragazzi sviluppino competenze e abilità tali da consentire loro di poter compiere, in qualsiasi contesto, queste azioni. Spesso l’ostacolo per un’esperienza di istruzione di successo consiste proprio in una sorta di “rinuncia” alla matematica e alle scienze più in generale. Come se si trattasse di un’area di competenza della quale qualsiasi cittadino può fare a meno.
È partendo da queste considerazioni e dalla preoccupazione, anche in termini futuri, che suscita la “povertà educativa”, che abbiamo deciso di promuovere direttamente, con il concorso di partner qualificati, il pluriennale progetto noout.
Queste pubblicazioni e la loro libera diffusione on-line sono il segno tangibile dell’intenzione dell’ente di promuovere presso il maggior numero possibile di insegnanti e di scuole un approccio, sperimentato sul campo e validato anche grazie al contributo dei docenti, che consenta a bambini e ragazzi di sentirsi protagonisti del proprio percorso di istruzione e di sviluppare e “allenare” abilità e competenze per la scuola, per il lavoro, per la vita.
Gabriele Gori
direttore generale Ente Cassa di risparmio di Firenze
Un mondo fatto di Lego
Un mondo fatto di Lego. un mondo sognato come una costruzione continuamente possibile. Sono certo che molti, se non tutti, tra coloro che hanno avuto la fortuna di giocare con le costruzioni più famose del pianeta, hanno attraversato questo sogno. Come un territorio irresistibile. Quei mattoncini, che ora vedo nelle mani di mia figlia, tengono unite la geometria e le emozioni. Sono, infatti, una geometria emotiva ogni volta che consentono a un bambino di estrarre schemi dalla realtà che lo circonda. non sono solo gli scienziati che colgono strutture nascoste nei fenomeni che stanno osservando. lo facciamo anche noi. e quando succede possiamo sentire accadere, farsi carne, quella struttura della magia che regola, in una sorta di anarchia organizzata, il cosmo.
Come da un cilindro di un mago, è lei, la matematica, e con lei il pensiero logico e scientifico tutto, che fa scaturire in noi competenze di immaginazione, di risoluzione di problemi reali, di fronteggiamento della realtà, che altrimenti sarebbero rimaste sepolte. Poco si è detto, per quel che ne so, del rapporto stretto che sono convinto esista tra matematica e consapevolezza e stima di sé, tra matematica e spirito di iniziativa. In altre parole tra la matematica e la virtù del coraggio. Quella virtù che fa di noi dei possibili eroi, come ci insegna quel libro di grande letteratura che è, senza dubbio, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di mark Haddon, nel quale un ragazzino di 14 anni, affetto dalla sindrome di Asperger, riesce a compiere imprese mirabolanti facendo ricorso a saperi e strategie logico-matematiche.
Sì, perché la matematica è intimamente legata alla creatività e alla capacità di immaginare se stessi in combinazioni nuove e sublimi. Confuse in apparenza, in realtà architettonicamente straordinarie. Proprio come l’Orlando furioso di Ariosto o la Sagrada Família, le competenze che, anche grazie a progettazioni come quelle proposte in questo volume, possono essere allenate sono quelle che permetteranno ai nostri figli di accedere all’arte della costruzione di sé, della crescita continua, del miglioramento costante. In altre parole, saranno un supporto decisivo nell’arte di vivere e interpretare la vita come destino.
Per sciogliere definitivamente i dubbi sulla necessità di sposare una didattica per competenze intesa – come recitano le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione del 2012 – come la finalità essenziale della scuola nel primo ciclo, potremmo riprendere quello che scriveva D. e. Smith: «la matematica è generalmente considerata proprio agli antipodi della poesia eppure la matematica e la poesia sono nella più stretta parentela, perché entrambe sono il frutto dell’immaginazione.
La poesia è creazione, finzione, e la matematica è stata detta da un suo ammiratore la più sublime e la più meravigliosa delle finzioni» matematica e letteratura, alla fine, sono straordinarie modalità finzionali (fictional) di leggere e ordinare la realtà, dandole un senso e una prospettiva. Creare strutture, mettere ordine negli stimoli acquisiti, nelle percezioni e nelle idee del mondo è un’attività cui dedichiamo tempo ed energie, a ogni età. ma è nei bambini che avvengono cose meravigliose. Se un adulto è infatti capace di focalizzarsi su un punto, un particolare, l’attenzione del bambino,
è stato scritto, è come una lanterna che illumina tutto. Per loro, davvero, ogni cosa è illuminata. e per questo sono del tutto simili, nel loro quotidiano tentativo di costruirsi teorie e strutture, agli scienziati. Sono il serbatoio di ricerca dell’umanità che cresce e del mondo che nasce.
Se queste capacità, passatemi i termini, sono inscritte nella natura stessa del bambino, allora esse sono da trattare come dei veri e propri talenti di cui prendersi cura. Vanno allenate, per tentativi ed errori, ogni giorno. la scuola delle competenze, correttamente intese, sarà dunque una scuola che
vedrà in ogni azione che accade – o che si farà in modo che accada – un’occasione di allenamento. Anche il processo valutativo, così complesso e articolato quando si parla di competenze, dovrà essere vissuto come un’azione allenante. ricordandoci che il termine competenze, nella sua etimologia (cum e petere), prima che “competere” o “gareggiare”, che è significato conseguente, significa “andare insieme”, “convergere”, quindi “incontrarsi”. ecco il punto: essere competenti non significa necessariamente sottostare a logiche mercantilistiche di competizione spinta. Prima di tutto significa allenarsi e mettersi nella condizione di incontrare l’altro, sviluppando qualcosa che è intimamente parte di noi.
Gabriel Del Sarto
presidente Associazione Pratika
Materiali aggiuntivi scuole primarie
Chi è in classe con me e come li vedo? Un quadro con le facce di tutte le persone che sono in classe con me.
Proviamo quanta attenzione si riesce ad avere per un’attività così “minuta”!
Cosa abbiamo suggerito di leggere nel progetto 2016 alle maestre delle scuole elementari incontrate.
Una serie di attività che possono aiutare le insegnati a lavorare con i bambini nei periodi iniziali della scuola.
Materiale aggiuntivo asse linguistico scuole primarie
Un’attività sulle rime e sulle storie
Costruire piccole storie con le parole messe a disposizione
Un piccolo cruciverba con protagonisti gli animali
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